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Tunisia: Febbraio 2018

a cura di Peppe Pagano

Tunisia la bellezza del mondo – febbraio 2018 – A cura di Peppe Pagano
Erano trascorsi più di tre anni dal nostro ultimo viaggio in Tunisia. I tristi eventi che colpirono questa regione del mondo inducevano ad una riflessione prima di tornarci nuovamente. Però i ricordi di tanti viaggi e dei tanti incontri con persone gentili tornavano prepotentemente nella nostra mente. Non c’era niente da fare, bisognava tornarci!

Organizzato il viaggio e messo a punto in ogni dettaglio (con l’aiuto di Hosni, un caro amico tunisino, di cui in seguito racconteremo un pezzo della sua vita) siamo pronti a toccare nuovamente l’asfalto della Tunisia con le nostre moto.
Appena sbarcati dal traghetto ogni nostro dubbio viene dissipato da tanti sorrisi solari. «ben arrivati in Tunisia, terra di pace. Siamo felici di avervi ospiti più che graditi» Queste sono le prime parole che sentiamo, pronunciate da un capitano della polizia tunisina in dogana; «parla italiano?» – «naturalmente, sono figlio di Rai 1» – Ci spiega che, anni fa, gli unici canali televisivi erano il primo canale tunisino e la nostra Rai. Proprio tramite questa aveva imparato l’italiano. Si sentiva anche lui parte di noi.

Fantastico, cominciamo bene! O quasi. A causa del ritardo del traghetto arriviamo in hotel alle due di notte. Ma con nostra sorpresa il direttore dell’hotel ed il cuoco sono ad attenderci per prepararci la cena. Una fantastica cena! Fatta di piatti tipici tunisini che, nonostante l’ora tarda, apprezziamo davvero di buon gusto.

La mattina siamo davvero impazienti di cominciare il viaggio, di addentrarci in quel mondo che personalmente conosco bene, fatto di panorami infiniti e di colori che al tramonto diventano così caldi da scaldare l’anima.
La visita all’antica città romana di Sbeitla sembra quasi un divertente gioco. Al nostro arrivo è già chiusa, ma un vecchio amico, conosciuto nei precedenti viaggi, vedendoci arrivare si precipita a prendere le chiavi del grande cancello. Entrati, dinnanzi ai nostri occhi si apre un mondo così antico ed unico da lasciarci a bocca aperta. Camminare per le antiche strade di una città del 400 dC è sempre affascinante. E questo è solo l’inizio.

Quanto vissuto già durante lo sbarco a Tunisi sembra ripetersi al nostro arrivo a Kasserine. Fermi ad un distributore siamo circondati da poliziotti in moto, mezzi di sicurezza e diversi agenti della guardia nazionale. I loro sorrisi, le strette di mano ed i tanti ringraziamenti per essere in Tunisia ci commuovono. Ci esortano a seguirli per facilitare il nostro passaggio dalla città, senza immergerci nel caos cittadino. Un poco meravigliati per la calorosa attenzione ci facciamo “scortare”. Dentro di noi, con un pizzico di vanità, ci sentiamo importanti come dei Capi di Stato in visita in un paese amico.

L’arrivo a Gabes ci vede coinvolti dalla disponibilità di Ezedine, il proprietario del bar New York. Ha lavorato diversi anni in Italia e parla correttamente la nostra lingua. Insiste a più non posso per averci ospiti. Non vuole soldi, affermando che noi italiani siamo e saremo sempre i benvenuti a casa sua. Che dire ? Abbiamo insistito dicendo che per noi pagare il conto era un motivo di orgoglio. Solo dietro questa frase acconsente infine al pagamento.

L’arrivo all’oasi di Tamerza è bellissimo. Dopo tre anni riabbraccio Faruk, che col suo motorino e l’importante casco integrale ci ha sempre accompagnato in quell’area della Tunisia. Il solito pranzo sotto la cascata e via lungo la pista di Rommel.

Il passaggio a Redeyef ci vede transitare tra una folla di ragazzi appena usciti da scuola. Tutti ci salutano e ci fanno sentire importanti. In fondo importanti per cosa? Siamo solo dei viaggiatori che, a bordo di imponenti e costose moto, gironzolano per il loro paese. Vedere quanta povertà c’è in queste piccole città ci intristisce e ci fa sentire davvero piccoli. Ma credo che il punto sia proprio questo: con le perdite del settore turistico (che rappresentava il 56% dell’occupazione) in Tunisia la situazione è davvero peggiorata. Di quanto fu visto con speranza e definito come la primavera araba è rimasto solo la voglia di riscatto. La conseguenza degli attentati al Bardo e di Sousse hanno portato un vero e proprio tracollo economico. Adesso si intuisce, si sente nell’aria che, tutti i tunisini incontrati, stanno lottando al massimo delle loro forze. In atto c’è un grande sforzo per ripartire, per ricominciare a raccontare di un territorio e di un popolo generoso ed ospitale e nonostante la povertà che ci circonda, la dignità e gli alti valori di ogni singolo tunisino è davvero tangibile, si tocca con mano.

Proprio da questo punto vorrei raccontare di Hosni: anni di lavoro in Italia gli avevano permesso di tirar su un bel negozio a Douz al quale aveva dato il nome italiano di “Casa mia” poi la crisi, nessun turista a cui vendere i propri manufatti con la conseguenza della chiusura. Due bambini da crescere ed una moglie generosa che come aiuto non può far altro che regalargli un sorriso. Quante storie simili abbiamo vissuto e viviamo anche in Italia, in fondo il mondo della povertà delle difficoltà non ha barriere ne confini, siamo tutti uguali e siamo legati alla speranza di poter garantire un futuro migliore ai nostri figli. Hosni è costretto ad emigrare nuovamente per cinque mesi ritorna a lavorare in Italia, ma non è il nostro paese dove lui vorrebbe vivere, continua a sognare del deserto, dei sui bambini, di sua moglie e vorrebbe che il suo futuro possa nascere a casa sua, in Tunisia.

“la Tunisia è bella, ospitale e sorridente”
Hosni non fa altro che ripetere questa frase, il suo più grande desiderio è che i turisti possano ritornare e che lui possa nuovamente raccontargli ogni dettaglio, ogni singola tradizione e bellezza del suo popolo.
Ed è questa la bellezza che ci ha fatto vivere in dieci giorni vissuti insieme, abbiamo riso ed abbiamo pianto insieme, abbiamo sognato e parlato di un mondo migliore laddove la dignità degli ultimi non vada calpestata dai prepotenti di turno.

Siamo andati nel deserto a dorso di dromedario, ad accompagnarci dei beduini ospitali e con loro abbiamo condiviso il cibo abbiamo ascoltato intorno al fuoco la loro musica ed i loro canti.
Viaggiare in Moto che idea strana! In fondo chi viaggia in moto ha solo due alternative:
la prima è che probabilmente è uno stupido, sobbarcarsi di polvere, il freddo o il caldo, la pioggia e il fango, viaggiare con poche cose che fatica! Che senso ha?
La seconda alternativa è molto semplice: si è degli eterni bambini sognatori che non smetteranno mai di crescere e che vorranno vivere il mondo toccandolo con mano, assaporandone gli odori e viverne per intero le emozioni.

Tante di queste belle emozioni le abbiamo vissute nei dintorni di Tataouine, città con secoli di storia incastonate nella roccia, paesaggi lunari e meravigliose strade. Il centro di Douz col suo mercato ricco di mille colori.
Una caduta banale, la classica da fermo sulla moto, ci ha fatto vivere una esperienza davvero particolare: a Tozeur ci rechiamo in una farmacia ma ci consigliano di rivolgerci al vicino ospedale, arrivati e con una velocità da record viene fatta una lastra, risultato: un alluce rotto! Provvedono ad una fasciatura che consenta di indossare lo stivale e….

“grazie amici italiani per essere stati nel nostro ospedale”

Certo ne avremmo fatto volentieri a meno ma come rispondere ad una così bella gentilezza?
Un po’ di disagio ci ha accompagnato ponendoci una semplice domanda: avremmo fatto così anche noi?
Forse si, del resto aiutare il prossimo è insito anche in noi italiani.
La Tunisia, quante meraviglie!
Grazie per ogni singolo giorno che siamo riusciti a vivere, così ricco di bellezza.
E già, proprio la bellezza che ci raccontava Oscar Wilde, la bellezza che salverà il mondo.

Peppe Pagano

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